Vietnam


Il Viet Nam o il nuovo eldorado per la fotografa alla ricerca di memorie e tracce. Certo, c'é la guerra, che durante quasi un mezzo secolo ha marcato il tempo, le mentalità e la terra. Soprattutto, ci sono le persone si presenti con i loro pensieri si impenetrabili per l'italiana venuta capire l'Europa all'altro capo del mondo. Patrizia Di Fiore é una peninsulaire égarée da un buon decennio nell'esagono che fotografa al formato quadrato. Si é ambientata adottando un francese cosi' perfetto che talvolta ci si chiede se l'italiano non sarebbe la sua seconda lingua. Ma, lei ha questo non so ché di distanza come se volesse capire ancora meglio questo paese che la capisce cosi' bene. Patrizia Di Fiore é in Viet Nam, ma é come se stesse sempre in Francia. Si immerge in un passato e in una storia che non é la sua e che la stravolge sicuramente. Una storia di un sogno un po' pazzo, e sicuramente tragico, di avi che non sono i suoi che volerono creare lo splendore sino ai limiti dell'immaginazione. É quello che vuole vedere, é questa perdizione che vuole capire. Perdizione di un popolo orfano della sua storia che ha sopravissuto alle tragedie guerriere, perdizione di una nazione che ha creduto nella sua immortalità cosi' solida come i palazzi hausmaniani che aveva costruito nella capitale di questo paese cosi' lontano. Aldilà della superficialità delle cose, rimane qualche spiegazione di quello che era questa Francia che Patrizia Di Fiore aveva solo supposto. Al disotto, e attorno, di queste tracce c'é la storia che si riscrive come una sintesi, un concentrato di tutta questa incomprensibile violenza di un secolo che si sarebbe voluto eterno. Ed ecco ancora la perdizione ; le immagini di Patrizia Di Fiore appartengono alla memoria, siamo nel 21esimo secolo, siamo nel futuro e le fotografie vietnamite della giovane fotografa sono ancora nel passato.

Éric Perrot, novembre 2001